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Corriere della Sera – Noi, pionieri dei buoni sapori nella Cittadella della Sibilla

MONTEMONACO (Ascoli Piceno) – «La nostra famiglia aveva un maglificio. Quando andò in crisi, i miei decisero di comprare quest’azienda, 40 ettari, ma anche l’agricoltura, alla fine degli anni Ottanta, era in difficoltà. Da pionieri, io a mio fratello Silvio, abbiamo cominciato a venire quassù il sabato e la domenica. Senza acqua, senza luce, senza telefono, in questo casale antico che era diroccato a fatiscente. Avevamo comprato dei cavalli, preparavamo i panini, gli amici erano i primi clienti. Provammo a chiedere aiuto in banca, ma ci cacciavano a zampate. Mio padre Spartaco a mia madre Andreina, appena pensionati si associarono a noi. Lei, in cucina, è ancora oggi il vero motivo di molte escursioni».

Alberto Antognozzi, ingegnere, presidente dell’Agriturist delle Marche (sede ad Ancona), fa gli onori di casa e mette a tavola, per cena, una decina di persone. La Cittadella, il borgo che ha restaurato con la famiglia a che oggi dispone di 40 posti letto a di un buon ristorante, è un eremo con piccola piscina panoramica sulle valli. Un punto di partenza ideale per le escursioni consigliate dalla guida del Club Alpino (Parco dei Sibillini, a cura di Alesi a Calibani). Siamo sui monti che segnano il confine fra Umbria e Ascoli. Un paesaggio unico, straordinario forse ancora poco conosciuto e poco apprezzato lontano da qui. Settantamila ettari di parco montano che offrono di tutto: dalle ferrate impossibili ai sentieri più quieti, dai canyon della Valle dell’Ambro alle cascate nascoste fra le rocce, dalle vie dei pastori ai laghetti che cambiano di colore, dai boschi alle creste oltre i duemila metri, paradiso del trekking e del volo in deltaplano. Un luogo speciale, teatro di infinite leggende. Le due più celebri danno nome ai siti più visitati: la grotta sul monte della Sibilla e il lago di Pilato.

«Da queste parti, conviviamo da sempre con il senso del magico, con un’atmosfera che richiama qui molti curiosi e, per fortuna, molti studiosi. Joyce Lussu, ex partigiana appassionata di storie e di leggende sulle Grandi Madri legate agli antichi miti della fertilità, ci spiegò che la Sibilla Appenninica era una divinità simbolica, ma che, proprio come le nostre “vergare”, le donne dei capifamiglia “ne sapeva di più sulle tecniche agricole, l’allevamento, l’artigianato Il Guerrin Meschino, un’opera dei primi del Quattrocento, descrive il suo antro come abitato da fanciulle bellissime a molto disponibili, racconta di porte dorate e di gioielli da favola». Il lago maledetto, a quasi duemila metri di altezza, deve il suo nome a un’ipotesi fantasiosa sulla fine di Pilato: dopo la condanna a morte, sarebbe partito da Roma su un carro trainato da due bufali e dal più alto dei monti Sibillini sarebbe precipitato nelle acque dello stagno che ribollirono a si colorarono di rosso (in realtà, il riflesso rubino sarebbe dato da alcuni crostacei da sempre presenti nelle acque). E’ visitato dal 1200 da maghi, negromanti, alchimisti, perché, secondo la guida d’Italia curata nel 1557 dal Degli Alberti, «quivi soggiornano i diavoli a danno risposta a chi li interroga, a alcuni uomini di lontano vennero a questi luoghi per consacrare libri scellerati a malvagi al diavolo, per poter ottenere ricchezze a onori, piaceri a simili cose». Il poeta Cecco D’Ascoli, comunque, fu bruciato proprio a causa di queste accuse. La notte e il cielo stellato contribuiscono a rafforzare l’idea che queste cime altissime fossero un tempo sede di ogni genere di sortilegi. Rita Capponi, femminista storica e membro della Commissione Parità di palazzo Chigi, anche lei a cena alla Cittadella, appassionata di queste rocce a della storia del matriarcato mi regala un libro, Sibilla, sciamana della montagna, curato da Anna Maria Piscitelli (edmir@tin.it). A sfogliarlo viene voglia di correre alla grotta, lassù in cima alla montagna della Sibilla. I fratelli Antognozzi ridono di tutte queste storie. «I paesi sono piccoli, la gente mormora. Quando venivamo qui, le prime volte, con i sacchi a pelo a le candele, la gente del posto diceva che eravamo tutti drogati, che le nostre donne erano tutte puttane. A furia di chiacchiere a di maledizioni, c’è chi sostiene – ancora oggi – che a pochi metri da questo tavolo si celebrino messe nere e rituali orribili con animali. Da noi, invece, il rituale prevede grigliata di salsicce a di agnello, innaffiati con il rosso Sassi Neri, inventato da un ingegnere nucleare, Antonio Terni, appassionato di Bob Dylan.

Fra magie e alchimie vere o presunte, Valerio Chiarini, professore di economia e dirigente dell’Arcigola, ha ideato una singolare manifestazione annuale. «La sagra del colesterolo», che si tiene in gennaio, attorno all’Epifania. Anche lui è a cena alla Cittadella, e spiega: «Lo so che in questi giorni può sembrare ancora più blasfemo ma devo confessare che sul nostro invito è scritto: “Vieni a fare il porco” , accettiamo tutti coloro che hanno il test superiore alle medie. E, come si vede, il colesterolo fa meno male delle medicine. Ogni anno viene un dirigente di banca, romano, che ha 480, il doppio dei valori normali, e sta benissimo».

Passeggiare, mangiare bene, riposare. Spendere poco. Il segreto dell’agriturismo è nel suo costo contenuto, rispetto ai luoghi meravigliosi in cui si è ospitati. La Confagricoltura pubblica una guida scritta e una via Internet (agritur@confagricoltura.it). Nelle Marche, 400 aziende agricole offrono ospitalità, a un prezzo che varia dalle 40 alle 80 mila a persona al giorno, mezza pensione compresa. I casali da queste parti, sono ancora accessibili. Spiega Silvio Antognozzi: Con 80, 100 milioni, si possono acquistare un podere da restaurare a un po’ di terra attorno. Tanti stanno lasciando la Toscana per venire qui. Noi siamo ancora – per fortuna – vent’anni indietro a loro.

I cibi i sapori, le tradizioni, sono ancora intatti. L’alone di mistero e il senso del peccato contribuiscono a rendere i monti Sibillini una mèta ambita dagli stranieri. Fin troppo, a volte. In un sito americano, gli adepti di una setta satanica, pochi anni fa segnalarono il luogo a il sindaco di Montemonaco fu convocato in Vaticano per offrire spiegazioni. Il conflitto con la Chiesa è in realtà molto più antico. Risale al processo cui fu sottoposto l’intero comune dal 1447 al 1455 da papa Nicolò V. La popolazione fu, alla fine, assolta dall’accusa di praticare la stregoneria. I Piceni, secondo alcuni storici i primi abitanti della città di Roma, antica destinazione delle transumanze – i viaggi del bestiame verso i pascoli e, alla fine, i mattatoi – hanno una civiltà antichissima. Una civiltà che ha come asse la via Salaria ed è ancora molto da approfondire. Gente forte a geniale, inventarono anche un modo rivoluzionario di suddividere le terre fra gli abitanti dello stesso paese, le Comunanze Agrarie. Quando la commissione Jacini, incaricata di stilare il primo catasto d’Italia nel 1888 – cinque anni dopo l’Unità – le scoprì, non seppe come classificarle.

Modello di autogestione e di perfetta ripartizione dei raccolti, le comunanze sopravvivono in questa zona e funzionano ancora. Proprio come la gestione familiare della Cittadella, dove tutti danno una mano, in un clima di fraternità. Spiega Silvio: «E’ il gioco di squadra, la nostra forza. E una onestà totale. Qui da noi, la chiave è ancora attaccata alle porte delle case. Per chi viene da Roma, da Milano, o anche dalla Germania, è questo il vero riposo. Si cammina insieme, si raccolgono le nostre erbe, quelle sì magiche. Si incontrano gli animali, liberi, del Parco: c’è il lupo appenninico, ci sono i cinghiali, i caprioli, le aquile, l’airone cinerino, la poiana, il falco, le civette e tutti i rapaci notturni». Di notte, si sentono. Accompagnano il sonno, insieme alle cicale. Il mattino dopo, al risveglio, le cime della corona dei Sibillini luccicano sotto il sole. Il più alto, il monte Vettore (o Redentore) arriva a 2.500 metri. Noi siamo a 1.100. La passeggiata, con gli zaini e le borracce, finalmente comincia.

Partono insieme il funzionario dell’Unione europea, con moglie e figlio piccolo, il medico di Ascoli con signora e ragazzina, il professore buongustaio e la femminista impegnata, il commercialista romano che vuole buttare giù la cena di ieri sera. I sentieri sono tracciati. Il percorso, alla portata di tutti, non può che avere un traguardo: l’antro della Sibilla. Chi troverà l’ingresso nascosto?

A cura di Barbara Palombelli – bpalombelli AT corriere.it

              

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